E’ la Vanessa multicolore, ritrovata dai biologi dell’Università di Firenze. E’ la conferma dell’avvistamento fatto nel 2018 dal fotografo naturalista Antonello Marchese.
ISOLA D’ELBA (Li) – Sembrava estinta da più di un secolo e invece adesso è rispuntata fuori. Si tratta della Vanessa multicolore (Nymphalis polychloros), una magnifica farfalla che non era registrata nell’isola d’Elba da oltre 100 anni.
Era il 1916, infuriava la Grande Guerra e Albert Einstein aveva da poco pubblicato la Teoria della Relatività quando l’appassionato ricercatore Orazio Querci, collaborando con l’entomologo Roger Verity, documentava per la seconda volta la presenza della Vanessa multicolore all’Isola d’Elba. Roger o meglio Ruggero Verity, medico fiorentino figlio di un nobile inglese e grandissimo ricercatore nel campo dei lepidotteri, era già in possesso di un esemplare della colorata vanessa.
Ora dopo tanti anni la sua presenza è stata accertata senza margini di dubbio dai biologi dell’Università di Firenze che nel Santuario delle Farfalle Ornella Casnati, dove hanno recintato un’area, stanno conducendo una ricerca sulle farfalle dell’isola. Lo studio riguarda in particolare la ormai famosa farfalla di San Piero (Zerynthia cassandra) e le conseguenze dei cambiamenti climatici sulle popolazioni locali di lepidotteri.
Un lavoro che ha dato subito risultati eccezionali. Dando conferma scientifica dell’avvistamento fatto il 5 giugno 2018 a Monte Perone dal fotografo naturalista elbano e guida parco Antonello Marchese, che aveva fotografato un esemplare di vanessa multicolore. Ora la presenza all’Elba della Nymphalis polychloros è stata accertata dai biologi dell’Università di Firenze anche più a valle dell’avvistamento di Marchese, confermando che non si trattava di un ritrovamento casuale.
I dati sulle farfalle del Santuario elbano possono essere raccolti non solo dai ricercatori ma anche, e soprattutto, da cittadini e appassionati che vorranno partecipare al progetto. Serviranno a capire quali siano gli impatti dei cambiamenti climatici e rappresenteranno la base per mettere in atto azioni locali di conservazione.
Il transetto che va da San Piero al Mulino di Moncione – con cui i biologi hanno delimitato l’area di ricerca – e tutte le sue sezioni sono stati marcati con un simbolo di una farfalla e il numero di settore per facilitare l’inserimento dei dati.
Il 22 aprile, a Pasquetta, l’Oasi della farfalla di San Piero sarà presentata al pubblico con una passeggiata/festa di inaugurazione della nuova area del Santuario delle Farfalle, quando l’Aristolochia – le dozzine di piante nutrici della Farfalla di San Piero liberate dai rovi con un precedente intervento dei ricercatori e di citizen science – ospiteranno i bruchi e sarà il momento migliore per vedere la Zerynthia Cassandra e tante altre farfalle che vivono in questo paradiso insulare.
Fonte: Legambiente Arcipelago Toscano
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