La natura, con i suoi sistemi perfetti, conosce altre forme di crescita assai più resilienti delle nostre. Proviamo a copiarla.
di Dario Boldrini
“Il cambiamento climatico è il più importante dei problemi economici che abbiamo oggi”. Gli economisti più ferrati al mondo lo ribadiscono a gran voce spostando l’attenzione della radice, che da ambientale diventa di sopravvivenza e futuro. Oggi, però, l’allarme che ci arriva dal pianeta non è da leggersi come la crisi catastrofica irrisolvibile ma l’occasione da non perdere, quella di trasmutare la speranza in azione.
Abbiamo sprecato tempo e parole per analizzare lo stato dei nostri mari, dei cieli, dei suoli… ricorrendo sempre alla ricerca spasmodica di soluzioni statiche, di dovere e negazione. Come non circolare il lunedì con la propria auto o cambiarla per una più “ecologica”, non mangiare carni e non acquistare acqua in bottiglia, non esagerare con l’utilizzo dell’acqua del rubinetto per usi diversi da quello alimentare, non lasciare accese le luci ecc… Svariate campagne di sensibilizzazione hanno portato verso il lento cambiamento di uno stile di vita trasformando alcune delle nostre abitudini quotidiane, che di fatto non hanno comunque risolto l’urgenza climatica ed ecologica di scala planetaria.
In natura, così come nel clima, tutto è dinamico.
Ma finché l’ambientalismo non raggiunge la svolta dell’opportunità invece di restare sul dramma della privazione vedremo soltanto timidi miglioramenti e sporadiche grandi rinunce. Proviamo invece per un attimo ad aprire la prospettiva considerando il pianeta come un grande giardino, confinato, esauribile e dinamico. E invece di concentrarci sui limiti dello sviluppo in tutti i settori, cerchiamo piuttosto come sviluppare quei limiti.
Sapete che possiamo copiare la natura anche nei modelli di economia circolare educandoci all’efficienza della produttività a impatto zero? Lei, la natura, con i suoi sistemi perfetti, conosce altre forme di crescita assai più resilienti delle nostre.
Se dunque siamo giunti ai titoli di coda di un film tratto da una storia vera in cui abbiamo letteralmente saccheggiato le risorse del pianeta, forse non serve riavvolgere il nastro ma scriverne uno nuovo, in cui la difficoltà crea l’opportunità di miglioramento. Conosciamo le minacce della nostra biodiversità, gli oceani a rischio, l’effetto serra e lo sfruttamento del suolo perché ci siamo illusi di parole, parole, nozioni, informazioni senza mai fermarci un attimo a percepire come usarle meglio.
Le nostre emissioni continuano a crescere e viviamo nell’inganno di un’economia lineare che consuma risorse esauribili sconvolgendo gli ecosistemi invece di ridurle attraverso una semplice economia circolare che utilizza quel che il pianeta mette a disposizione nella sua straordinaria, incondizionata e abbondante benevolenza.
Si può progredire cambiando direzione, si può e si deve imitare un ecosistema naturale diffidando di un sistema artificiale. La conoscenza della diversità biologica nei suoi meccanismi evolutivi ci permetterà una trasformazione parsimoniosa, equilibrata e resiliente. E magari, come l’albero utilizza l’energia solare producendo foglie che poi riporta al suolo restituendo nutrimento, io mi auguro che anche l’uomo evolverà in simbiosi con il pianeta che lo accoglie.
Lasciate ogni paura voi che agite, scendete in piazza consapevoli che non avrete un pianeta B o una ricetta su come migliorare l’ambiente in cui vivete. Permettiamoci la seduzione di un cambiamento epocale alimentato dai giovani, sostenuto sia dalle nuove menti della scienza o dalle parole del presidente della Repubblica Mattarella, sia dall’enciclica ecologista di Papa Francesco. Siate critici ma costruttivi, centrati ma solidali, fermi e preparati ma aperti al confronto e potremmo mettere in atto azioni ecologiche sorprendenti. In quest’epoca di tristi pensieri c’è bisogno di intelligenze felici.
Dario Boldrini è nato e vive a Montespertoli (Fi). Dopo 12 anni di lavoro in uno studio di Architettura del Paesaggio di Firenze (ha progettato alcuni dei primi orti urbani) ha scelto di vivere nel podere di famiglia San Ripoli dove, insieme alla compagna Elisa, ha fondato l’associazione Seminaria. Un progetto che spazia dalla creazione di orti e giardini ai laboratori di orticoltura per bambini e adulti, dalle spirali di erbe aromatiche ai seminari di orti creativi.
Appassionato divulgatore, ha realizzato centinaia di servizi per il programma GEO di RAI 3 in giro per l’Italia. Il suo progetto della Terza Piazza a Firenze (Coop di piazza Leopodo) è diventato un modello di aggregazione sociale.
“Giardiniere planetario” è una qualifica ereditata da Gilles Clèment, agronomo e paesaggista francese.
www.darioboldrini.net
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