L’associazione: delibera regionale del 7 gennaio consente la rimozione di un intero crinale. Una brutta pagina della politica regionale ed elbana.
PORTO AZZURRO (Li) – L’ampliamento della miniera Eurit nel Comune di Porto Azzurro si farà. Lo ha stabilito una delibera della Regione Toscana con la valutazione di impatto ambientale adottata il 7 gennaio dalla giunta su proposta del presidente Rossi. Un provvedimento che, scrive Legambiente Arcipelago Toscano in una nota, “consente all’Eurit Srl la rimozione di un’intera cima di una collina (circa 6 ettari e una volumetria complessiva di 818.000 m3 di escavo)” e avrà “un fortissimo impatto paesaggistico e ambientale, tanto da poter essere definito “un clamoroso esempio di ipocrisia politica e di negazionismo ambientale”.
“Infatti la Regione – continua Legambiente – dopo aver ammesso che sul procedimento di valutazione di impatto ambientale che comprende anche la Valutazione di Incidenza (Vinca) avevano ragione Parco Nazionale e Legambiente – contrari all’ampliamento della miniera – perché non è possibile «escludere con sufficiente certezza che il progetto considerato determini un’incidenza negativa significativa sugli obiettivi di conservazione dei siti ZPS “Elba Orientale” e SIR “Zone umide del Golfo di Mola e di Schiopparello” e su alcune specie e habitat tutelati dalle Direttive comunitarie», ha dato comunque l’OK all’ampliamento della miniera di eurite perché mancherebbero «alternative possibili» e il progetto di un’impresa privata deve invece essere realizzato perché esisterebbero «motivi imperativi di rilevante interesse pubblico, inclusi i motivi di natura sociale ed economica».
Quindi, lo sbancamento della cima di una collina potrà essere fatto «adottando le misure compensative ritenute necessarie a garantire la coerenza globale della rete “Natura 2000”». Misure compensative praticamente impossibili da realizzare, vista la complessità della rete ecologica dell’area e dei problemi posti da Legambiente e Parco Nazionale e dal comitato di cittadini che hanno proprietà al confine del nuovo enorme sbancamento e che verranno fortemente danneggiati.
Se si fosse adottato lo stesso criterio all’inizio degli anni ’90, quando l’Eurit chiese di ampliare la miniera di Marciana, a quest’ora avremmo una voragine che arriverebbe fino alla Cala, dove ci sarebbe un porto industriale per caricare il caolino al posto di una magnifica spiaggia e di uno dei più bei panorami del Mediterraneo. In compenso però avremmo due laghetti per la pesca sportiva alla trota come risarcimento ambientale e socio-economico. Fortunatamente allora i Comuni di Marciana Marina e Marciana si opposero a quello scempio insieme a Legambiente e poi ci pensò l’istituzione del Parco Nazionale a rendere vano ogni tentativo dell’Eurit di massacrare ambiente, paesaggio e biodiversità.
Ora, nel 2019, la Regione si conferma portatrice di una obsoleta politica estrattivista di stile trumpiano/sudamericano e consente a un’azienda che aveva avuto da poco la concessione di un ampliamento – rivelatosi poco produttivo per un errore di valutazione dell’Eurit – di rimuovere la cima di una collina, ammettendo che tra soli 10 anni il problema di tenere aperta quella miniera si ripresenterà e forse bisognerà inventarsi un altro “interesse nazionale” e altri aleatori risarcimenti ambientali.
Al contrario di quanto fecero Marciana e Marciana Marina, l’amministrazione di centrodestra di Porto Azzurro, spalleggiata dal PD, ha approvato tutto senza nemmeno attendere che terminassero i procedimenti di valutazione ambientale.
L’unica forza politica ad aver manifestato forti perplessità sul nuovo progetto di ampliamento della miniera è stata Sinistra Italiana che ha condiviso le ragioni paesaggistiche, economiche e ambientali di Legambiente e dell’amministrazione di centro-destra di Capoliveri.
Ma se il Pd al governo in Regione e i partiti di centro destra all’opposizione a Firenze e a Roma hanno fatto di tutto perché l’Eurit riuscisse a rimuovere la sommità di una collina, quel che fa impressione è l’assordante silenzio su questo distruttivo progetto delle due principali forze politiche elbane e Italiane: Movimento 5 Stelle e Lega, che pure governano questo Paese, con il M5S che esprime anche i due ministri che potevano essere interessati al caso: quello dell’Ambiente e quello dello Sviluppo economico. Ma evidentemente M5S e Lega dell’Elba non hanno ritenuto utile perdere tempo a difendere ambiente, paesaggio ed economia… e chi tace acconsente.
Un’attenta lettura della delibera regionale racconta dell’impossibilità a convincere chi aveva competenza che rimuovere una collina può essere “risarcito” e racconta anche che, nonostante i proclami pro-ambiente, quando c’è davvero da cambiare paradigma economico si preferisce restare ancorati al passato, a una obsoleta concezione estrattivista (o restare in silenzio), facendo passare per interesse nazionale quel che in realtà sono palesemente gli interessi di un’impresa privata che scava all’Elba materia prima, paesaggio e ambiente e li esporta a Sassuolo per farne piastrelle”.
Fonte: Legambiente Arcipelago Toscano
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