Risultati sorprendenti dal progetto del National Biodiversity Future Center. Rilevate più di 30 specie tra cui anche puzzole, istrici e moscardini.
Redazione
12 novembre 2024
FIRENZE – Nessuno si aspetterebbe di incontrare un gatto selvatico, un istrice o una puzzola a Firenze. E invece è proprio questa la sorprendente realtà emersa da un progetto di fototrappolaggio targato Cnr-Iret e National Biodiversity Future Center, il centro di ricerca nazionale dedicato alla biodiversità, finanziato dal PNRR, che sta svelando la presenza di numerose specie rare e inaspettate di mammiferi nel cuore della città.
Si tratta del primo progetto in Italia di fototrappolaggio che include per intero un’area metropolitana. I ricercatori – Emiliano Mori, Leonardo Ancillotto e Andrea Viviano del Cnr-Iret di Firenze con Olivia Dondina dell’Università di Milano-Bicocca – hanno installato 40 fototrappole in parchi, giardini storici e aree verdi urbane del capoluogo toscano e provincia per monitorare la fauna locale e comprendere meglio le dinamiche ecologiche degli ambienti urbani.
Tra le aree monitorate: villa Stibbert, villa Blend, parco delle Cascine, parco di San Salvi, Parco dell’Argingrosso, Castello di Bisarno a Firenze; parco del Neto a Calenzano, giardino dell’Oliveta a Sesto Fiorentino e parco Chico Mendes a Campi Bisenzio.
Dopo 13 mesi di lavoro i primi risultati sono stati sorprendenti: sono state rilevate più di 30 specie tra cui mammiferi protetti come moscardini, piccoli roditori arboricoli, lupi e puzzole, queste ultime trovate in prossimità di aree umide, per fortuna ancora presenti a Firenze e fondamentali per questo carnivoro.
Le specie più abbondanti sono risultate la volpe, la lepre europea e l’istrice. Il lupo è stato individuato solo nell’area sud della città, mentre daini e caprioli soprattutto nella porzione nord. Ma la sorpresa più grossa è stata il rilevamento del primo gatto selvatico nella zona sud della città. Si tratta dell’unico felino selvatico in Italia, presente soprattutto nei boschi e che, per quanto riguarda la Toscana, fino agli anni ’90 era stato avvistato solo nella provincia di Pisa.
«Questo progetto permette di acquisire dati scientifici preziosi sulla biodiversità urbana e di sensibilizzare la cittadinanza sull’importanza di tutelare gli ecosistemi anche in contesti fortemente antropizzati – spiega Emiliano Mori.- Siamo quindi entusiasti di scoprire la ricchezza di vita che si nasconde nei nostri parchi e giardini».
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